La guerra no, no, no!

Come Opera Don Calabria facciamo nostre le parole di Papa Leone XIV: "Fermare la tragedia della guerra prima che essa diventi una voragine irreparabile".
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Come Opera Don Calabria, in questo momento attraversato da venti di guerra e da una retorica che spinge verso logiche di riarmo e violenza, ci sentiamo di schierarci con forza a favore dell’appello di Papa Leone XIV, che ieri ha invitato a “Fermare la tragedia della guerra prima che essa diventi una voragine irreparabile”.
 
Nella crescente tensione verso la presunta “ineludibilità” della risposta armata a qualunque provocazione, la domanda che ci poniamo come Opera è la seguente: possiamo tacere? Il silenzio piano piano erode la consapevolezza che il prezzo da pagare alla logica perversa della guerra sarà sempre più alto, e a pagarlo saranno i più poveri, coloro che scontano l’inefficienza delle politica a trovare soluzioni dignitose. Oggi ci troviamo a subire le conseguenza delle scelte miopi del passato, orientate più dal mantenimento di privilegi di pochi a discapito della dignità e del rispetto di molti altri. E le scelte armate e violente di oggi non faranno altro che seminare l’odio e la violenza che chiamerà nuova violenza e guerre ancora peggiori.
 
DI FRONTE A TUTTO QUESTO NON POSSIAMO TACERE. E nel prendere questa posizione, ricordiamo la tragica attualità delle parole pronunciate da San Giovanni Calabria in occasione di un’altra terribile guerra che sconvolse il mondo:
 
“Mio Dio la guerra continua. Io non ho mai capito come un cristiano possa invocare, patrocinare la guerra. La guerra è un gran flagello che ha chiamato l'umanità con i suoi disordini, con i suoi peccati. Il cristiano deve sempre pregare perché regni la pace, perché gli uomini nelle divergenze, ragionino e al lume della ragione, illuminati ancora più dalla fede, decidano e compongano quello che è meglio per un popolo cristiano e civile, ma guerra no, no, no! Compito del cristiano nella guerra è di subirla e adoperarsi a tutto potere per lenire tutti i dolori e le miserie che questo flagello porta. I fratelli che uccidono i fratelli! Chi lo può pensare e approvare, senza rinunciare di essere seguace di Gesù Cristo?” (S. Giovanni Calabria, 1918)